top of page

Come fare ricorso al TAR per un concorso a cui hai partecipato

Quella che segue vuole essere una guida ai ricorsi nei concorsi pubblici, in cui si cercherà di indicare i motivi che possono generalmente portare all’impugnazione di un bando di concorso e di spiegare la procedura da attivare per proporre un ricorso.

Ricorso TAR

Concorsi pubblici: quali sono i motivi per fare ricorso?

 

Prima di tutto, è opportuno evidenziare che i motivi che possono condurre i candidati a rivolgersi alla TAR per denunciare presunte irregolarità nello svolgimento della procedura di concorso possono riguardare:

 

  1. La fase iniziale di predisposizione del bando;

  2. La fase di svolgimento della prova;

  3. La fase di predisposizione della graduatoria finale.

​

Vediamo singolarmente i vizi che possono verificarsi nelle tre diverse fasi!

​

Quali motivi di ricorso possono scaturire dall’irregolarità del bando?

 

La irregolarità della procedura di concorso può discendere, anzitutto, da errori compiuti dall'amministrazione nella stesura del bando di concorso. Essa, infatti, deve sempre rispettare le indicazioni contenute nella normativa nazionale sui concorsi pubblici e contenute, in particolare, nel d.P.R. n. 487 del 1994 e nell'eventuale decreto che indice e disciplina lo svolgimento della singola procedura di concorso.

 

In questi casi, solamente la lettura delle clausole del singole bando consente di individuare molti motivi di impugnazione. Tuttavia, è possibile indicarne alcuni che si verificano più di frequente e che sono spesso portati all'attenzione del giudice: 

​

  • i limiti d’età. In Italia formalmente i limiti di età per l’accesso ai concorsi pubblici sono stati aboliti con una legge del 1997, anche se sono consentite alcune deroghe come accade per il settore delle Forze Armate. Si tratta di un aspetto che rileva ai fini dell'eventuale impugnazione del bando perché in giurisprudenza è stato affermato che l’apposizione di limiti del genere può risultare discriminatoria nei confronti di altri cittadini titolari delle medesime capacità, a prescindere dall’età. Insomma, anche se la previsione di limiti di età per partecipare a concorsi pubblici può essere considerata legittima, se si rivelano discriminatori e sproporzionati potrebbero essere oggetto di impugnazione in sede giudiziale;

  • la richiesta di titoli di studio o altri requisiti (ad esempio un’esperienza lavorativa specifica) non previsti dalla normativa che disciplina le procedure di assunzione. Si ritiene, infatti, che in assenza di una legge che stabilisca il titolo di studio necessario e sufficiente per concorrere alla copertura di un determinato posto o all’affidamento di un determinato incarico, la discrezionalità nell’individuazione dei requisiti per l’ammissione deve essere esercitata da parte dell'amministrazione pubblica tenendo conto della professionalità e della preparazione culturale richieste per il posto da ricoprire o per l’incarico da affidare, ed è sempre naturalmente suscettibile di sindacato giurisdizionale sotto i profili della illogicità, arbitrarietà e contraddittorietà. Insomma, se non vi è una legge ad imporre un titolo di studio specifico, questo deve essere scelto dall'amministrazione non in maniera arbitraria, ma in coerenza con i posti messi a concorso (ad esempio, se assume un biologo e richiede la laurea in giurisprudenza, evidentemente qualcosa non torna!);

  • l'introduzione di un’ipotesi di esclusione discriminatoria. È questo il caso, ad esempio, del concorso a cattedra che ha escluso i docenti già di ruolo, pur in presenza di una specifica abilitazione, impedendo loro di concorrere per una cattedra diversa da quella che già ricoprivano. Oppure, si pensi a casi più eclatanti come bandi palesemente illegittimi che escludono ingiustificatamente una determinata categoria di soggetti (ad esempio, le donne incinte, le persone più basse di una certa misura, ecc.);

  • la mancata indicazione dell’equipollenza dei titoli di studio o l’esclusione di un titolo che poteva considerarsi sostanzialmente equivalente. Si tratta di aspetti scivolosi, su cui le amministrazioni che bandiscono i concorsi spesso si trovano in difficoltà e commettono degli errori. Il consiglio, dunque, è quello di fare sempre attenzione ai titolo di studio richiesti ed alle tabelle di equipollenza. 

​​

Il bando che si ritiene irregolare è un atto impugnabile autonomamente, in quanto immediatamente lesivo (si pensi a coloro che non possono presentare la domanda di partecipazione a causa di una disposizione del bando che, in realtà, è discriminatoria) e si può ottenere un provvedimento del TAR che consente l’ammissione al concorso.

​

Quali motivi di ricorso possono scaturire dall’irregolarità della procedura?


Una volta presentata la domanda di partecipazione il candidato è chiamato ad affrontare le varie prove del concorso, che quasi sempre iniziano con una preselezione, per poi passare alla fase scritta e a quella orale (alcuni concorsi, soprattutto nel settore delle Forze Armate, prevedono anche lo svolgimento di prove di idoneità psico-fisica).

​

Anche in queste fasi non mancano elementi che possono giustificare un ricorso al giudice per ottenere la tutela dei propri diritti. Ciò avviene, ad esempio:

​

  • la richiesta di un punteggio superiore a 21/30 per superare la prova. L’illegittimità in questo caso nasce dal fatto che il d.P.R. n. 487 del 1994, ovvero il principale provvedimento che disciplina le modalità di svolgimento dei concorsi pubblici, afferma che conseguono l’ammissione al colloquio i candidati che abbiano riportato in ciascuna prova scritta una votazione di almeno 21/30 o equivalente (ad esempio, 7/10). Sulla base di questa disposizione è considerato illegittimo il concorso quando viene richiesto, per superare una prova, un punteggio di 24/30;

  • il mancato rispetto dell’anonimato nello svolgimento della prova. La gestione di un concorso pubblico deve garantire che non sia possibile risalire direttamente al partecipante attraverso la busta da questi consegnata alla commissione esaminatrice. Se, ad esempio, è prevista l’apposizione di etichette che consentono di individuare direttamente i candidati, oppure se sono utilizzate buste trasparenti che consentono di individuare la persona che ha consegnato la prova, questa deve essere considerata illegittima;

  • l’inizio della prova di concorso unica a livello nazionale in orari diversi. Per concorsi nazionali che prevedono lo svolgimento delle prove in varie sedi (su base regionale), la mancata coincidenza dei tempi di inizio delle prove (a volte anche con un ritardo di ore) può rappresentare motivo di ricorso, dal momento che i candidati che hanno iniziato dopo potrebbero venire a conoscenza delle domande sottoposte in altre sedi.

 

Quali motivi di ricorso possono scaturire dall’irregolarità della graduatoria?

 

Anche la successiva fase di predisposizione della graduatoria finale, con individuazione dei candidati vincitori e di quelli meramente idonei, può essere oggetto di ricorso. In questi casi si contesta soprattutto il mancato riconoscimento di un punteggio aggiuntivo per titoli posseduti dal candidato ma non considerati dall'amministrazione o per situazioni personali che danno diritto a tale punteggio ulteriore.

​

Si tenga a mente, peraltro, che il d.P.R. n. 487 del 1994 prevede una serie di titoli di preferenza che l'amministrazione è tenuta a rispettare ed a riconoscere in favore di ciascun candidato.

​

In questa fase, un candidato potrebbe essere interessato a presentare il ricorso sia per ottenere un punteggio maggiore, sia per contestare il punteggio attribuito ad altri candidati posizionati aventi a lui in graduatoria. Se, infatti, l'amministrazione ha attribuito un punteggio sbagliato a questi ultimi, il candidato ha tutto l'interesse a che il punteggio sia corretto e la graduatoria sia modificata.

​

Cosa fare per presentare un ricorso al giudice?


Se si ritiene che si sono verificate delle irregolarità è possibile proporre ricorso, impugnando gli atti della procedura di concorso ritenuti illegittimi. La competenza è, in primo grado, del Tribunale Amministrativo Regionale (altresì detto TAR), mentre in appello ci si deve rivolgere al Consiglio di Stato.

 

Per poter presentare ricorso, che presenta un contenuto altamente tecnico, è necessaria l’assistenza di un avvocato. Oltre che come singolo, è possibile presentare un ricorso collettivo: è chiaro che questa seconda opzione presenta un vantaggio anche dal punto di vista economico, in quanto il costo viene ripartito tra tutti i ricorrenti.

 

Ma attenzione: il ricorso deve essere presentato entro 60 giorni decorrenti dalla notificazione, comunica­zione o piena conoscenza dell'atto che si intende impugnare. Più precisamente, tale termine decorre:

 

  • dalla pubblicazione del bando, se è questo atto che si vuole impugnare;

  • dallo svolgimento della prova, se si vogliono denunciare irregolarità rilevate nel corso dello svolgimento della stessa;

  • dalla pubblicazione della graduatoria, se oggetto dell’impugnativa è quest’ultimo atto.

​

Il consiglio è quello di attivarsi tempestivamente e non attendere gli ultimi giorni per rivolgersi all’avvocato, in modo da consentire a quest'ultimo di poter analizzare approfonditamente la situazione e leggere con attenzione gli atti della procedura. D'altronde, prima si agisce e maggiori sono le possibilità di successo. 

​

Quali sono i documenti da presentare per il ricorso?


In linea generale, è chiaro che devono essere forniti all’avvocato tutti gli elementi e tutti i documenti utili per poter istruire il ricorso. Un sicuro rilievo, ai fini anche di una valutazione preliminare circa la fattibilità e le possibilità di successo di un eventuale ricorso, assumono il bando di gara e, se pubblicata, la graduatoria finale. 

​

Come accennato, in caso di mancanza di alcuni documenti, è sempre possibile presentare una istanza di accesso agli atti della procedura: si pensi, ad esempio, ai verbali della Commissione o alle prove scritte degli altri candidati. 

​

Cosa succede una volta presentato il ricorso?

 

Ovviamente, una volta presentato il ricorso al TAR, inizia il processo. Esso si articola, in estrema sintesi, in due fasi: quella cautelare e quella di merito.

 

La fase cautelare è volta ad evitare che gli effetti dell’atto ritenuto illegittimo possano causare un danno irreparabile per il ricorrente. Il giudice, entro pochi giorni, emette un provvedimento avente effetti provvisori con cui sospende temporaneamente gli atti impugnati e consente al candidato di partecipare, con riserva, al concorso.

​

Se, poi, all'esito del giudizio viene adottata una sentenza favorevole per il ricorrente, allora questo prosegue con le successive prove. Se, viceversa, l'esito del giudizio dovesse essere negativo, viene meno la partecipazione al concorso, a prescindere dall'esito delle prove sostenute con riserva.


La fase di merito è volta a valutare, con pienezza di cognizione, la illegittimità degli atti impugnati con effetti, per così dire, tendenzialmente definitivi e stabili.  Al termine del processo, infatti, il TAR emana una sentenza motivata con cui accoglie, se fondato, o respinge, se infondato, il ricorso:

​

  • nel primo caso, il ricorrente già ammesso con riserva prosegue nelle varie fasi della procedura di concorso ed ha il diritto di essere inserito in graduatoria;

  • nel secondo caso, il candidato è escluso dalla procedura di concorso, ferma restando la possibilità di proporre appello contro la sentenza negativa al Consiglio di Stato.

Fai valere i tuoi diritti

Hai partecipato ad un concorso e hai il timore che si siano verificate irregolarità?

Scoprilo subito, prenotando una consulenza.

bottom of page